Il viaggio di Enrico, Houssam e Mario affonda le radici in una domanda, inizialmente maldestramente messa a fuoco, poi via via sempre meglio esplicitata in infinite, fantasiose versioni.

“Quando potrò andare a vivere in un posto mio?”

“Mio” che vuol dire “scelto da me”.  “Mio” che vuol dire “dove posso lasciare traccia”. La mia personalissima impronta. 

Mai come in questo genere di progetto di vita, l’inclusione sociale assume una valore del tutto centrale,  perché è il mondo, oltre alla casa, che ci ospita. Perché è nel mondo, nella relazione con il vicino di casa, nella possibilità di frequentare le persone del mio paese, nell’accesso non ostacolato alla rete dei servizi, che la vita si fa, diventa concretezza fluida, quotidianamente costruita, modificata, contaminata dei volti e degli occhi che incrociamo.

Progetto di Anffas Ticino Onlus di Somma Lombardo – con il sostegno di Fondazione Cariplo

Lasciare la casa dei genitori, vivere da soli o costruire nuove forme di convivenza, è per la generalità delle persone uno degli obiettivi principali di vita, rappresentando il passaggio all’età adulta e un momento significativo per l’afferma-zione della propria identità.
Per le persone con disabilità, questo passaggio presenta diversi elementi di criticità, perché questo momento evolutivo è generalmente loro negato in quanto reputato impossibile – al di là di una reale valutazione – oppure avviene in maniera improvvisa nel momento in cui si trova a mancare, spesso in modo traumatico, il nucleo d’origine. In quest’ultimo caso, la persona con disabilità intellettiva si ritrova, a volte ancora giovane, a vivere in strutture residenziali non scelte o sconosciute, senza aver ancora elaborato o sperimentato il distacco dai genitori e vede in poco tempo rivoluzionata la propria vita, con la perdita dei suoi riferimenti, siano essi persone che spazi di vita, oggetti e abitudini. Negli ultimi anni, anche a seguito dell’avvento della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, si sta affacciando una nuova logica nel pensare la residenzialità per le persone con disabilità intellettiva, immaginando soluzioni che non si fermino all’intervento di emergenza, ma che consentano di pensare anticipatamente a un percorso per prepararsi a staccarsi dal nucleo d’origine, in un’ottica di costruzione del progetto di vita della persona.
Tale orientamento punta a garantire dei percorsi che, oltre a rispondere a un’esigenza abitativa, porti attenzione alle reali esigenze delle persone con disabilità, ai bisogni di dignità, relazione, affettività, autonomia ed emancipazione insiti in ogni persona in quanto elementi costitutivi della propria identità.
Questa nuova visione, può aprire scenari interessanti, in quanto permette di togliere la disabilità da un indifferenziato temporale in cui si trova solitamente inserita riconoscendone finalmente l’adultità. Infatti, spesso è presente un concetto di sviluppo fissato su una certa fase, quella di eterno bambino, che nega le transizioni che segnano la vita delle persone lungo lo scorrere del tempo (bambino, giovane, adulto, anziano) e sul cambiamento che ciò comporta in termini di percezione di sé, di aspettative e di richieste.
L’ipotesi di emanciparsi, di vivere in ambienti comunitari di piccole dimensioni e con gli opportuni sostegni personali, evidenzia la possibilità concreta di significativi miglioramenti della qualità di vita sia dei destinatari dell’intervento, sia dei loro familiari se ancora in vita. Anzi proprio per i famigliari, la prospettiva di una figlia o di un figlio con disabilità che può intraprendere un percorso di afferma-zione della propria adultità e di ricerca di autonomia relazionale e organizzativa al di fuori del nucleo d’origine, può essere d’aiuto sia per facilitare la conquista di un ruolo genitoriale diverso e meno limitato dal “dovere dell’accudimento a vita”, sia per affrontare con minori inquietudini e preoccupazioni quello che sarà “il Dopo di noi”. Al momento tuttavia, come evidenziato dal 1° rapporto di monitoraggio sull’applicazione della Convenzione ONU in Italia, questa opportunità non costituisce la condizione esistenziale prevalente delle persone con disabilità.
Da queste premesse, è nata l’idea di avviare un progetto per sostenere percorsi di vita indipendente, idea che è andata sempre più a definirsi e rinforzarsi a partire dall’analisi sulla realtà del territorio e grazie alla convergenza di alcuni percorsi intrapresi negli ultimi anni all’interno dell’associazione.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

Il progetto “Metto su Casa” vuole essere il primo passo per sperimentare forme di convivenza – autonoma o parzialmente autonoma – da parte di persone adulte con disabilità, con l’adattamento di due appartamenti all’interno di un edificio indipendente nel centro abitato di Somma Lombardo, in un contesto con caratteristiche di residenzialità leggera e comunitaria, strutturati negli spazi come una vera e propria abitazione, simile a quella di una famiglia media di 4 persone.
In una prospettiva di sviluppo, accanto alla “palestra di vita indipendente”, potranno nascere degli alloggi di vita indipendente o semi-indipendente dove le persone che hanno terminato il loro percorso, potranno andare a vivere.

Scopri di più su: www.anffasticino.it